ANCHE SE IN FONDO NON VOGLIO SAPERLO

Tempo fa una mia amica voleva raccontarmi un aneddoto sessuale che la riguardava. A me piacciono moltissimo gli aneddoti e il fatto che fosse sessuale non mi disturbava per niente. A un certo punto, però, si ferma e mi dice «no, a te non lo dico. Tu sei uno che giudica». Al momento non ho saputo controbattere, purtroppo non sono mai stato uno con la risposta pronta. Mi sono limitato a implorarla.
Ieri, intanto che passavo l’aspirapolvere, mi è venuto in mente quello che avrei dovuto risponderle. Peccato che siano passati otto anni. Prendo l’aspirapolvere per il collo e la guardo dritta nel bocchettone: «che cazzo vuol dire che sono uno che giudica?» le dico. «Ma se l’hai raccontato a tutti! Anche al salumiere! Il salumiere per caso non giudica? Tutti giudicano! Non è che uno può dire: guarda, visto che sei tu, sospendo il giudizio. Già dire che non ti piace essere giudicata è una scemenza. Vuoi dire che non ti farebbe piacere essere giudicata una persona in gamba, brillante, acuta e sempre e comunque un’impareggiabile sex symbol? Ora per coerenza ti viene da rispondermi che la cosa ti lascerebbe indifferente. Ti prego, non farlo. Ti giudicherei un’idiota. Dimmi invece che non ti piace essere giudicata male. Questo ha senso. A nessuno piace essere giudicato male, mentre a tutti piace essere giudicati bene. È normale. Se c’è qualcuno a cui non frega niente di essere giudicato bene o male (beato lui), questo qualcuno è anormale. Fortunato, ma anormale. Come uno con due nasi, tutti e due perfettamente funzionanti. Nota la finezza, ho detto nasi. La storiella del non giudicare il prossimo è una scemenza inventata da Gesù: “non giudicare e non sarai giudicato”. Che scemenza. Che cosa vuol dire? È come dire non pensare e non sarai pensato. Non si può non pensare. Bene o male tutti pensano. Tutti pensano e tutti giudicano. Tutti. Anche quelli a cui hai spiattellato senza scrupoli da educanda tutti i cazzi tuoi, salumieri compresi. Alcuni ti avranno giudicata bene, altri male, chi lo sa? Ma anche se sono rimasti impassibili o hanno cambiato discorso, ti hanno comunque giudicata. Giudicata e bollata, avanti un altro. Quindi non venirmi a dire che a me non lo racconti perché io giudico. La differenza fra me e il salumiere non è che io giudico e lui no, ma che lui giudica e fa finta di niente, mentre io giudico e te lo dico. Lui pensa che sei un’idiota e intanto ti sorride, mentre io penso che sei un’idiota e ti dico chiaro e tondo che sei un’idiota. La differenza fra me e quelli con cui ti piace aprirti e confessarti è che loro sono degli ipocriti, mentre io no. È uno dei pochi difetti che non ho. Quindi, guarda, se vuoi l’unica cosa che puoi dirmi è: “a te questa cosa non la dico perché non sei abbastanza ipocrita, a me piace confidarmi solo con ipocriti di merda”».
Questo avrei dovuto dirle. Se imparassi a rispondere subito a tono, non impiegherei così tanto tempo a pulire casa.