IL PROBLEMA ONTOLOGICO E SUA SOLUZIONE

Il problema ontologico è il problema dei problemi, l’interrogativo fondamentale, la domanda che la gente si fa da quando ha iniziato ad avere il tempo di farsi domande. È una domanda talmente semplice che non si sa nemmeno come dirla. Da qualche parte la si mette giù così: “che cos’è l’essere in quanto essere?”, ma suona un po’ pomposo, a metà fra l’erudito e il gioco di parole. E poi non tutti sono d’accordo con questo modo di mettere giù le cose, molti dicono che non si può usare un’espressione come “che cos’è” se si sta parlando dell’essere, perché l’essere non è una cosa e, anche se lo fosse, è meglio che non si sappia in giro.
Allora si è provato a dire così: “perché l’essere e non il nulla?”. Anche qui, però, c'è chi ha da ridire, chi sulla contrapposizione fra essere e nulla (dove sta scritto che una cosa escluda l’altra?), chi sull’uso del “perché” (come se l’essere avesse una causa o uno scopo). Alcuni hanno messo in discussione anche “il”, “e”, “non” e “l’”. È difficile dare una risposta se non si riesce nemmeno a fare la domanda.
L’unica cosa che nessuno ha mai messo in discussione è il punto di domanda. Quindi, forse, la formulazione più precisa del problema ontologico è questa:

?

La gente ci si arrovella da secoli, ma nessuno è finora riuscito a dare una risposta convincente e definitiva, e questo un po’ stupisce. In pratica si sa tutto di tutto, si sa come funzionano le vibrisse dei gatti, come si riproducono le vongole, si sa persino stimare l’età di Rita Levi Montalcini, ma sull’essere in generale non si sa un bel niente. Zero. Si sa solo che l’essere è, che è un po’ la caratteristica di tutto quanto.
Le posizioni fin qui emerse sono grosso modo queste: l’essere è Dio, l’essere è lo Spirito, l’essere sono le cose. Tre posizioni molto spassose. Quando poi si tratta di materialismo dialettico è veramente il massimo, non c’è niente di più divertente che sentire un marxista parlare di ontologia:


Allora, dunque vediamo, secondo me l’essere siamo io, mia moglie --

Grazie, caro.

Sì, insomma, tutta la gente in generale, il cane, la saldatrice, due bicchieri di vino durante i pasti, la ruota di scorta, il cane --

Il cane l’hai già detto.

No, cioè, intendo il cane di Fabio.

Ah.

Fabio, il ristorante di Fabio... dio buono se si mangia bene, eh?


Ovviamente ci sono altre posizioni. Per esempio ci sono gli scettici (l’essere non è conoscibile), i solipsisti (piacere, sono l’essere), i sibillini (l’essere non può apparire che così com’è e non può essere altro da come appare, perché l’idea stessa di “apparenza”, cioè la possibilità che qualcosa possa manifestarsi altrimenti da com’è, è interamente contenuta e prescritta dall’essere così come ci appare), i pessimisti (non vale la pena parlarne) e i nichilisti (l’essere non è), che è come dire “non so cosa sto dicendo ma voglio dirlo lo stesso”.
Bene, questo per ciò che riguarda la formulazione del problema. Per la sua soluzione, invece, rimando a Duemilavini, la guida ai vini d'Italia, al momento la lettura più illuminante sull'argomento.