COSMOLOGIA AZIENDALE

Fino al 1920, anno più anno meno, nessuno sapeva niente delle galassie. Gli scienziati, che a quel tempo pare non portassero ancora gli occhiali, s’immaginavano che l’universo fosse molto più piccolo, più semplice e, per qualche misteriosa ragione che forse ha a che fare col tirare a indovinare, statico. Ovviamente statico su grande scala, il che vuol dire che alla gente era permesso andare in bicicletta o fare le capriole, almeno a quelli che non s’intendevano di astronomia, ma all’universo no, lui doveva stare fermo.
Un giorno, però, il signor Edwin Hubble guardò in un telescopio e scoprì le galassie (a essere onesti bisogna dire che le galassie erano già state osservate, solo che erano state scambiate per segni di stanchezza).


Ragazzi, ho scoperto le galassie!

Fa’ un po’ vedere.

Vado a casa a fare spazio al Nobel.

Edwin, io non vedo niente.

Come sarebbe?

Non c’è niente.

La vedi quella macchiolina nella costellazione dei Meganoidi?

Questa qui?

Eh.

È solo un po’ di sporcizia sull’oculare. Guarda, viene via.

Ecco qua! Questa è sicuramente una galassia!

Edwin...

Cosa?

Stai puntando il telescopio sul pavimento.


Ma alla fine Hubble le scoprì veramente, le galassie. Scoprì le galassie e scoprì anche che si stavano tutte allontanando a velocità pazzesca. Quest’ultima notizia avrebbe dovuto far riflettere sulla fama di cui gode la razza umana nell’universo, invece fu accolta con grande euforia. Gli scienziati di tutto il mondo festeggiarono per giorni e giorni, poi capirono che c’era da rifare tutta la cosmologia e smisero di festeggiare.
L’universo si espande, ma come? Accelera? Decelera? Si espande e basta o ogni tanto si riposa? È un problema molto complesso. Qualcuno ha detto che è un po’ come cercare di ricostruire la vita di una persona guardando solo dal buco della serratura, al buio e nell’appartamento sbagliato.
Ecco grosso modo come si procede: si prende un foglio molto grande, possibilmente a quadretti, si segnano qua e là dei pallini (chiamati dati) e si cerca di unirli con una linea continua (chiamata modello cosmologico), chi riesce a unire più puntini vince il Nobel. La figura mostra un esempio.


Gli astronomi che mettono i puntini sono detti osservativi, mentre quelli che tirano le righe si chiamano teorici. Naturalmente i teorici non possono fare le righe come pare a loro, come quando si uniscono i puntini della Settimana Enigmistica, ma devono attenersi a certe regole. In pratica quello che succede è questo: un teorico più in gamba degli altri inventa di sana pianta un modello di universo, tutti gli altri prendono questo modello e, senza sapere esattamente come funzioni, iniziano a giocare con i suoi parametri (tipo la densità dell’universo o la velocità di espansione) in modo da unire più pallini che si può.
Questo ha funzionato per un certo tempo, ma ogni volta che tutto sembrava risolto arrivava sempre qualcuno a metterti un pallino dove meno te l’aspettavi.


Ora che si fa?

Beh, o si inventa un modello nuovo o si aggiunge un parametro a quello vecchio.

Uhm... chiama Albert e vediamo che dice.

Albert?

Einstein.

È morto.

No!

Già.

Ecco perché non risponde agli sms. Hai il numero di Alexander?

Friedmann?

Sì.

Morto.

Lemaître?

Morto.

Robertson-Walker?

Sono due persone diverse.

Ah.

Morte.

Senti, aggiungiamo un parametro nuovo, tanto uno più o uno meno...


Ma, si sa, un parametro tira l’altro, così si aggiunsero la densità di materia oscura, l’energia del vuoto, la forza invisibile, l’intuito femminile, il numero di scarpe di Dio e molto altro ancora. Oggi i parametri con cui si può giocare sono settantasei e sembra che i conti tornino un po’ meglio.


Con i modelli cosmologici attuali si possono far tornare un sacco di altre cose. Per esempio funzionano molto bene per le analisi del sangue, le scommesse sulle corse dei cani e i bilanci aziendali.