IL FASCINO DISCRETO DEL PORTATILE

Posso vantarmi di essere un viaggiatore di treno con una certa esperienza. Ho tutte le carte viaggio che un uomo può desiderare, conosco i trucchi per non farsi la pipì sulle scarpe e ho accumulato così tante ore di ritardo che i bonus dei rimborsi sono diventati la mia principale fonte di reddito. Tutti i chilometri che ho fatto in treno sarebbero sufficienti per andare su Urano e tornare indietro dieci volte, anche se li ho fatti tutti sulla tratta Pizzighettone - Casalpusterlengo. Ciononostante con i controllori non ho mai avuto grande successo. Mi hanno sempre trattato con indifferenza, se non con sospetto. Mai un sorriso o una frase gentile, niente, mentre con gli altri passeggeri è tutto un grazie mi scusi per favore: Già visto il biglietto, signora? Grazie mille. Buon viaggio. Biglietto, signore? Grazie a lei. Buon viaggio. Biglietto, prego. Molto gentile. Faccia buon viaggio. BIGLIETTO!!!
E questo nonostante abbia deciso di viaggiare in prima classe. Quando viaggiavo in seconda non me lo chiedevano neanche il biglietto, iniziavano direttamente a frugarmi nelle tasche e col fischietto chiamavano i cani. Forse è perché non sembro un uomo d’affari? Forse non esistono uomini d’affari coi jeans stinti, tre magliette infilate una sull’altra, occhiali risorgimentali e barba cespugliosa? Ho provato a vestirmi diversamente, a mettermi in giacca e cravatta, frac e farfallino, camice bianco e mascherina, clergyman e aspersorio, salopette e baffi, asciugamano e ciabatte di gomma, ma niente da fare. Una volta mi sono persino vestito da donna, ma è andata anche peggio, eppure avevo fatto tutte le cose per bene: rossetto, permanente, gonna corta e tentativi di sedurre il controllore. Niente.
Alla fine ho deciso che era colpa della barba.


Ti accorcio solo un po’.

Scordatelo.

Non c’è niente di male, sai? Lo fanno tutti.

Accorciati tu, io sto benissimo.

Ma sei troppo disordinata. Non è per offendere, ma sembri un cespuglietto di peli di mosca.

Una volta ti piacevo così.

Ti do solo una sistematina.

Non è colpa mia se la gente non ti rispetta, è colpa tua se non rispetta me.


Ho pensato che potesse aiutare a darmi un tono farmi vedere con un libro in mano, così ho comprato un certo numero di libri da viaggio, tutti scelti precisamente a scopo scenografico: voluminosi, austeri, rilegati in pelle e con almeno due segnalibri di stoffa. Non ha funzionato neanche questo. Al terzo viaggio mi hanno costretto a scendere dal treno (in corsa). Così ho deciso di interrompere la lettura di “Che hai da guardare controllore di merda?” e sono passato al piano B, dove B sta per Brassegnarsi.
E non c’è solo il problema dei controllori. Anche i viaggiatori, i cosiddetti gentili clienti grazie per aver viaggiato con Trenitalia, sono un problema. Tutti vogliono attaccare bottone, mi mettono i piedi sulle ginocchia o mi si addormentano in braccio. È abbastanza complicato viaggiare in queste condizioni.
Un giorno però, per puro caso, ho trovato la soluzione. Invece di passare il viaggio come al solito a guardare fuori dal finestrino e immaginare un enorme bulldozer alieno che rade al suolo tutto quanto, scelgo di giocare a campo minato sul portatile. Appena lo apro la gente abbassa immediatamente lo sguardo, mi dà del lei e il controllore si precipita dalla carrozza di testa a lustrarmi le scarpe. A fatica trattengo la quinta C dell’educandato di Santa Caterina dal pettinarmi. Chiudo il portatile: tutti mi guardano storto. Lo riapro: tutti mi rispettano. Chiudo: storto. Apro: rispetto. Storto. Rispetto. Storto. Rispetto. Storto. Rispetto. Storto. Rispetto. Alla fine capisco che è qualcosa che ha a che fare col portatile.
Da quel giorno non viaggio più senza portatile. La gente mi tratta coi guanti, non importa se sto scrivendo un dialogo fra Gesù e Lex Luthor o sistemando il mio personale archivio pornografico, quando ho il portatile sulle ginocchia, lo sguardo concentrato e batto rumorosamente le dita sulla tastiera, la gente mi tratta come se stessi componendo la Divina Commedia.
Per inciso, tutto questo funziona solo se il computer è acceso.