LA COLONIA

Pronto?

Un’ambulanza, presto!

Cos’è successo?

Mio marito!

Sta male?

È un topo!

Intende dire --

Un topo!

Strano.

È successo all’improvviso, fra il dessert e il caffè.

Ha per caso il muso appuntito, le vibrisse e una lunga coda sottile e senza peli?

No.

Sempre più strano.

Non si lasci ingannare dalle apparenze. Sembra un essere umano, ma è un topo. Un grosso topo in giacca e cravatta.

Squittisce?

No. Ma si vede benissimo che muore dalla voglia di farlo.

Okay, signora, non si agiti. Le mando subito qualcuno.

Fosse stato un altro animale l’avrei sopportato. Non so, un gattino, una cocorita, un unicorno, ma un topo... Come può un uomo così elegante diventare un topo?

Non ha mai notato niente di strano?

Per esempio?

Non so, escrementi per casa, cose così...

Sabato scorso eravamo da Louis Vuitton, avevo assoluto bisogno di una borsetta nuova, a un certo punto mi giro e lo vedo che sta rosicchiando un paio di scarpe. È stato così imbarazzante.

Da dove chiama?

Sono in piedi sul tavolo.

Suo marito è lì con lei?

Sì. Stavamo festeggiando il nostro anniversario, il settimo o l’ottavo, non ricordo. Era una persona così perbene, prendeva anche lezioni di sci.

Molti topi lo fanno.

Ora dorme.

Ne è sicura?

Gli ho dato una bottigliata in testa.

Bene. Ora dia fuoco alla casa e poi chiuda la porta a chiave. C’è qualcun altro?

I bambini.

Quanti?

Ventuno.

Ventuno?

Sì. Stanno tutti nel controsoffitto.

Contrordine. Prima chiuda la porta e poi dia fuoco alla casa.