LA BOLOGNA CHE HO IN MENTE

Ho deciso di candidarmi a sindaco di Bologna.
Di tutte le città che conosco, Bologna è di sicuro quella col rapporto cose-belle/cura-delle-cose-belle più alto, e non tanto per le cose belle (che sono il giusto), ma per la cura (che è nulla). In pratica è come Napoli, solo che il clima fa schifo. Ovviamente per il clima non posso fare niente, ma per tutto il resto avrei delle idee.
Primo punto: il traffico.
Sarà che in pianura Padana l’aria non circola, sarà che la gente prende la macchina anche per girarsi nel letto, sarà che la ZTL di Bologna sembra la carta geografica della Palestina, ma l’aria è davvero irrespirabile. In confronto l’atmosfera di Titano è aria di montagna, e il bello è che la gente non sembra rendersene conto. Perché? Bisogna proprio mettere l’etichetta “nuoce gravemente alla salute” su ogni particella di PM10? Non ce l’hai il naso per sentire che l’aria sa di petrolchimico?
Una sera, mentre torno dalla spesa, vedo una donna con passeggino seduta a un tavolo all’aperto in via Irnerio, che è come prendere l’aperitivo sullo spartitraffico dell’A1. Lei beve il suo drink al gasolio come se niente fosse, e intanto uno scooter fermo a due passi dal passeggino sgasa tutto lo sgasabile nelle narici ancora vergini di suo figlio. Mentre penso se sia il caso di avvertirla oppure no (dopo tutto è pur sempre selezione naturale), lei mi guarda e mi fa “scusi, potrebbe spegnere la sigaretta?”.
Quindi: ZTL all’interno di tutto il perimetro della tangenziale e zona pedonale all’interno dei viali. Fine. Se hai la macchina, mi spiace, o ti trasferisci tu o si trasferisce lei. In centro è vietato bruciare idrocarburi.
Secondo punto: il piscio.
Certe strade del centro sono come dei water, grossi water senza sciacquone. Ci sono le piazze del divertimento dove la gente si riempie e ci sono le vie-water annesse dove la gente si svuota. È un continuo riempirsi e svuotarsi, migliaia di persone che si riempiono e si svuotano per tutta la notte, come tanti palloncini umani, finché a un certo punto, grosso modo verso l’una e un quarto, per le strade di Bologna iniziano a scorrere fiumi di urina, un flusso caldo e spumeggiante che trascina con sé tutto quello che trova: immondizia, biciclette, barboni. La mattina dopo le vie sembrano i greti melmosi di certi torrenti in estate, pieni di pozze maleodoranti e mosche.
Che fare? Dopo avere studiato a fondo il problema con il mio staff di esperti (mia moglie e Anacleto, il nostro estroverso appendiabiti) sono arrivato alla seguente soluzione: siccome le vie-water si diramano tutte  dalla corrispondente piazza-divertimento, come tanti piccoli vasi comunicanti con un unico serbatoio centrale, ho pensato che basta abbassare il livello del terreno della piazza rispetto a quello delle vie, che saranno così tutte in discesa verso la piazza, e sigillare tutti i tombini di quest’ultima. In questo modo l’urina rifluirà verso i suoi legittimi proprietari, sommergendoli.
Terzo, quarto e quinto punto: i punkabbestia.
Perché tutti i punkabbestia vengono a Bologna? Si dice che vengano dal Salento, bene, che cos’ha Bologna che il Salento non ha? Io ci sono stato nel Salento e posso dire che è una zona bellissima, dove ci sono tutte le cose che ci sono a Bologna: le canne, i cani, il Tavernello e dei morbidissimi marciapiedi su cui passare la notte, che bisogno c’è di venire fino a Bologna? Evidentemente queste persone non sono ben informate. Propongo quindi di noleggiare un bimotore e cospargere tutto il Salento di volantini che informino i suoi abitanti che Bologna non è niente di speciale. Per precauzione, sarà anche bene orientare tutte le indicazioni stradali Salento-Bologna verso Norilsk, non si sa mai.
Sesto: le cacche di cane.
I famosi portici di Bologna sono una gran comodità, soprattutto quando piove, peccato che siano tutti spalmati di merda, il che è un problema, soprattutto quando piove. La mia idea è che appositi addetti comunali in borghese (per esempio i vigili liberatisi della direzione del traffico) tengano discretamente d’occhio la gente munita di cane. Questi addetti dovranno aggirarsi per la città facendo finta di niente, fischiettando vecchie canzoni romagnole e mangiando tigelle con lo squacquerone, e quando vedranno qualcuno abbandonare in strada gli escrementi del cane, loro, senza farsi notare, li raccoglieranno e li surgeleranno, e quando quel qualcuno andrà al ristorante glieli serviranno sotto forma di ragù. Questo dovrebbe far passar la voglia alla gente di cacare in strada, anche se, va detto, a giudicare dalla qualità dei ristoranti bolognesi, forse questa cosa viene già fatta.
Settimo: i biglietti del teatro.
Costano troppo. Com’è possibile che lo stesso concerto, con gli stessi esecutori, nello stesso tipo di posti, costi 25 euro alla Pergola di Firenze e 75 euro al Manzoni di Bologna? A cos’è dovuto il surplus di 50 euro? Al fatto che una volta tanto si sforzino di non suonare Verdi? Quindi: tutti i teatri di Bologna devono dimezzare i loro biglietti, e se non ce la fanno a rientrare nei costi, pazienza, ci sono sempre i cd. Inoltre sarà vietata l’esecuzione di Verdi, Puccini e Bellini per più di una volta all’anno (intendo tutti e tre insieme). I trasgressori saranno puniti con l’opera omnia di Ludovico Einaudi.
Ottavo: chi mi fa ancora uno spritz col Fernet, lo ammazzo.
È tutto.
Siccome è possibile che il mio simbolo non sia presente sulla scheda elettorale, invito cortesemente l’elettore ad aggiungerlo a mano.