LA BUCA DELL’AMORE (7 E 8)

7. TEOREMA

Non esiste nessun Buddha.

Dimostrazione.
Probabilmente Siddharta è esistito, non ho motivo di metterlo in dubbio, almeno sulla base delle conoscenze storiche in mio possesso a questo riguardo, le quali possono essere grosso modo così riassunte: non ne so niente. Però di sicuro non ha mai raggiunto l’illuminazione, né lui né nessun altro. Questo può essere facilmente dimostrato.
L’illuminazione è per definizione l’obiettivo più saggio di tutti

so = 1

Le coordinate del momento I della sua realizzazione sul piano della saggezza e dell’amor proprio (parte 4) sono

I: 1, 0

e sono le stesse per tutti, sia che uno si ami poco (a=0.5), tanto (a=1.5) o tantissimo (a=2.5).


A differenza di quello che succede per gli altri obiettivi qui non ci sono infinite possibili illuminazioni, ognuna col suo corredo di accessori più o meno metafisici e col suo residuo di amor proprio da soddisfare. L’illuminazione è una sola ed è il punto in cui tutte le buche si incontrano, il punto più alto di ogni buca dal quale uno potrebbe finalmente guardare fuori e vedere com’è il mondo senza di sé. Applicando la legge dell’intelligenza minima necessaria (parte 6) nel caso so=1, si vede che per raggiungere l’illuminazione serve un’intelligenza

i ≥ √(a2+1)

cioè, essendo l’amor proprio sempre maggiore di 0,

i > 1

Ora, siccome l’intelligenza umana assume solo valori compresi fra 0 e 1, estremi esclusi, ciò significa che l’illuminazione è un obiettivo irraggiungibile, da cui segue che chiunque indichi la strada verso illuminazioni, salvezze e sopraelevazioni metafisiche di qualsiasi genere, o è un ciarlatano o è un illuso. In entrambi i casi è meglio stargli alla larga.


8. OBIETTIVI IRRAGGIUNGIBILI E OBIETTIVI INCONCEPIBILI

A voler essere precisi non solo la cosiddetta illuminazione non è raggiungibile, ma non è nemmeno concepibile. Prima di dimostrarlo bisogna però precisare quali sono gli obiettivi inconcepibili e spiegare perché sono tali.
A questo proposito consideriamo una generica persona con intelligenza i e amor proprio a, e chiamiamo sR la saggezza associata al suo obiettivo raggiungibile più lontano. Dal punto di vista di questa persona tutti gli obiettivi si dividono in obiettivi raggiungibili

so ≤ sR

e obiettivi irraggiungibili

so > sR

a seconda che la loro saggezza so sia più piccola o più grande di quella dell’obiettivo più lontano raggiungibile. Siccome sR è la massima distanza da sé cui una persona può arrivare, la difficoltà intellettuale necessaria per raggiungere questo obiettivo deve essere pari a tutta la sua intelligenza

i = sR √(a2+1)

quindi

sR = i / √(a2+1)

Naturalmente il fatto che alcuni obiettivi siano irraggiungibili non è certo sufficiente a impedire a una persona di volerli comunque raggiungere. In fondo ognuno vive a contatto con altre persone e in particolare con le persone a lui simili in quanto ad amor proprio, cioè persone con cui è in grado di intendersi nell’uso di espressioni come “salita faticosa”, “parecchia strada” o “essere arrivati”, e con le quali può veramente dire di sentirsi “sulla stessa barca”, anche se sarebbe più corretto dire “nella stessa buca”, quindi concepisce i loro stessi obiettivi e spera di raggiungerli nello stesso loro modo. Le persone si capiscono quando si somigliano, e si somigliano quando si amano allo stesso modo, non quando sono intelligenti allo stesso modo. Si dice che per capirsi sia importante “avere cose in comune”, ed è vero, solo che queste “cose in comune” sono gli obiettivi e il modo in cui si vuole raggiungerli, cioè i momenti della vita che uno ritiene importanti (parte 4). Così, per esempio, se prendiamo una persona che ha dedicato tutta la vita a realizzare il suo grande sogno di avere in garage una Ferrari (usata) e nel letto una sedicenne (gonfiabile), e le mettiamo davanti l'esempio di qualcuno con sogni simili ai suoi ma con molto più successo (Ferrari appena comprate e sedicenni vere, o viceversa), può succedere che questa persona finisca anche lei col desiderare di diventare un giorno, non dico Presidente del Consiglio, ma perlomeno vicesindaco di Cogoleto, senza però riuscirci. L’amore per sé c’è tutto, come nel caso del suo più illustre simile, quello che le manca è l’intelligenza.
Non tutti gli obiettivi irraggiungibili sono però irraggiungibili nello stesso senso. Ci sono obiettivi che uno non raggiunge perché non è abbastanza intelligente e obiettivi che non riuscirebbe a raggiungere nemmeno se avesse un’intelligenza disumana (i=1). Questi ultimi sono gli obiettivi inconcepibili, cioè quegli obiettivi che una persona non raggiunge perché nemmeno li considera obiettivi. Magari sa che ci sono, forse conosce persino qualcuno che ne parla, ma lei non immagina che siano obiettivi, pensa solo che siano cose che ogni tanto, chissà perché, a qualcuno capitano. Un po’ come le malattie.
Chiamata sC la saggezza associata all’obiettivo concepibile più lontano, gli obiettivi inconcepibili sono tutti quelli con saggezza

so > sC

dove sC è ricavabile nello stesso modo di sR imponendo i=1

sC = 1 / √(a2+1)

sC è dunque la distanza da sé che segna il confine fra ciò che uno concepisce e ciò che l’amor proprio gli impedisce di concepire, cioè il punto dove è convinto che la sua buca finisca e ci sia la tanto agognata uscita. Un’uscita che ognuno immagina un po’ a modo suo: per qualcuno è un conto in banca infinito, per qualcun altro è un’equazione che racchiude tutto l’universo, per qualcun altro ancora è un albero di fico con sopra la scritta “exit”, ma che per tutti rappresenta l’irraggiungibile obiettivo di tutta una vita. Infatti se si confrontano le espressioni di sR e sC si vede che vale sempre

sR < sC

cioè l’obiettivo concepibile più lontano è sempre irraggiungibile, il che significa che tutte le persone del mondo, nessuna esclusa, ambiscono ad almeno un obiettivo che non potranno mai raggiungere. Essendo poi l’amor proprio sempre maggiore di 0, si ha anche

sC < 1

cioè l’illuminazione è un obiettivo non solo irraggiungibile ma anche inconcepibile.
Quella che le persone chiamano comunemente “illuminazione”, e magari immaginano di perseguire vestendosi in modo eccentrico e astenendosi dal mangiare bistecche, è in realtà un’altra cosa, una cosa che ha anch’essa il pregio di essere irraggiungibile, ma pur sempre un’altra cosa. Ogni essere umano punta alla sua piccola e personalissima “illuminazione”, l’unica che è in grado di concepire e che in generale è diversa da tutte le piccole e personalissime illuminazioni degli altri. Per questo sarebbe meglio non parlare mai di “illuminazione”, ma di “illuminazioncina”.
Questo è un risultato che onestamente non mi piace, ma purtroppo bisogna accettare l’evidenza.

(Parte successiva | Inizio | Appendice)