UNO NON VALE UNO

Come molti avranno notato, oggi va di moda la democrazia, e va di moda nel particolare significato che questa parola ha qui e ora, dove “ora” è il 208 dopo John Stuart Mill e “qui” è internet. Questo significato, in modo molto approssimativo, può essere così riassunto: uno vale uno, dove col primo “uno” si intende uno e col secondo “uno” si intende 1. Verifichiamo subito se è vero.

Il macellaio sotto casa vale uno.

Einstein vale uno.

Einstein vale il macellaio sotto casa.

No. Se si parla di gravità Einstein vale più del macellaio, se si parla di bistecche il macellaio vale più di Einstein. Per far sì che Einstein e il macellaio valgano allo stesso modo bisogna restringere il campo a quei pochi argomenti che entrambi più o meno conoscono e sui quali entrambi sono in grado di esprimere un’opinione, come per esempio la pulizia delle strade. In tutti i casi dove è invece richiesta una competenza specifica bisogna ammettere, per quanto possa sembrare scortese, che uno non vale uno. È il motivo per cui non si fanno le elezioni per i piloti d’aereo, i chirurghi o le teorie scientifiche. Non ancora, almeno.
Si dice anche che internet favorisca il diffondersi della conoscenza, perché se uno (che vale uno) dice in rete una cosa falsa viene subito sbugiardato da tanti altri (che valgono più di uno). Ma è vero? Se uno dice che il Sole ruota attorno alla Terra tutti capiscono che sta dicendo una stupidaggine (quasi tutti, va’), ma se arriva un signore che parla di cellule staminali mesenchimali che si trasformano in neuroni, come si fa a sapere se quello che dice è vero o falso? Io non so assolutamente niente di queste cose, per me potrebbe anche dire che le cellule germinali ribosomiche si trasformano in cotolette. Certo, se uno guardasse la foto di quest’uomo noterebbe subito che è pettinato come adesso si usa fra i ciarlatani


ma purtroppo non tutti prendono con la dovuta serietà quello che la pettinatura di una persona dice, e così succede che, se uno vale uno e la competenza vale zero, le chiacchiere di un ciarlatano qualsiasi valgono tanto quanto un editoriale di Nature.
Se c’è una cosa che internet contribuisce a diffondere non è la conoscenza ma sono le dicerie, le bufale, le teorie del complotto e in generale tutte le chiacchiere senza fondamento, e questo non perché ci sia qualcosa che non va nel mezzo, ma perché la conoscenza costa fatica mentre le stupidaggini scivolano nella testa che è un piacere.
Purtroppo il sapere non è democratico.