CENA ROMANTICA

DOPO LA FINE

RICONOSCERE CHI HA TORTO

Capire quando uno ha torto è davvero molto facile. Non c’è bisogno di sapere assolutamente niente dell’argomento trattato, basta solo fare caso a certi segni esteriori come il tono della voce, il modo di esprimersi, la pettinatura, eccetera. Da questo punto di vista gli esseri umani sono molto comodi: dicono le cazzate sempre nello stesso modo, sia nell’emisfero boreale che in quello australe, oggi come migliaia di anni fa, sia che parlino di meccanica quantistica o di pasta con le acciughe. La cazzata ha un modo tutto suo di uscire dalla bocca di un uomo.
Per esempio è rumorosa. Più una cazzata è grossa, più viene detta ad alta voce. Sembra quasi una legge fisica, come se per espellere una grande cazzata ci fosse bisogno di una grande energia acustica. In realtà il volume della voce serve solo a sopperire alla mancanza di argomentazioni logiche e fonti attendibili, tutte cose su cui non può contare chi parla a vanvera. E la cosa incredibile è che questa regola vale anche per la scrittura: spesso la grandezza di una cazzata è proporzionale alla dimensione dei caratteri e al numero di punti esclamativi. Se per esempio uno sostiene che i maiali volano, non scriverà “i maiali volano”, ma “I MAIALI VOLANO FATE GIRARE!!!!!!!!!”.
Un’altra caratteristica di chi ha torto è che non ha mai dubbi, neanche uno. A sentire lui tutto è semplice e lineare, e per ogni aspetto della questione trattata, anche il più complesso, c’è sempre una risposta netta, risposta che, ovviamente, lui conosce. Tutto quello che sa lo sa per certo e quello che non sa o non è importante o semplicemente non esiste. Mentre chi conosce a fondo un argomento ne conosce anche la complessità e dunque sarà portato a esprimersi con cautela, facendo molti distinguo e ammettendo spesso la propria ignoranza su aspetti specifici della questione, chi invece conosce poco o niente un argomento ha l’impressione che ci sia poco o niente da sapere, così succede che meno uno sa, più si sente sicuro di quello che dice. Il risultato paradossale è che, in una discussione, chi sa si esprime come se non sapesse, mentre chi non sa si esprime come se sapesse.


Non escludo che ci possa essere qualche maiale particolarmente in gamba capace di volare, del resto non sono un esperto di maiali, tuttavia non capisco come possa riuscirci senza il necessario equipaggiamento.

ZITTO SCEMO I MAIALI VOLANO!!!!!!!!!!!


È questo il motivo per cui gli uomini che per mestiere cercano il consenso delle masse, se vogliono avere successo, devono imparare a esprimersi come se avessero torto, anche quando magari hanno ragione.
Infine la pettinatura. Pettinatura, barba e baffi, quando sono esibiti, sono come un travestimento: una cosa chiara che dicono della persona che li porta è chi quella persona non è, dal momento che solo chi sa di non essere qualcuno ha bisogno di travestirsi da quel qualcuno. Chi si pettina da ribelle non è un ribelle, chi si pettina da artista non è un artista e chi si pettina da scienziato pazzo non è né scienziato né tantomeno pazzo. Questo significa che se uno affronta una discussione minimamente tecnica con un nido di cicogna sulla testa, allora si può stare certi che quello è un ciarlatano. Per inciso osserviamo che Einstein ha fatto tutte le sue scoperte geniali prima dei trentacinque anni, cioè quando si pettinava, ma questo i ciarlatani non lo sanno.
Se poi tutto questo non dovesse bastare, c’è un modo ancora più semplice per capire chi ha torto: è chi dice sempre “ho ragione”.

Estratto da qui.

NON TUTTI HANNO LA FORTUNA DI MORIRE SUL COLPO

Siccome inizio ad avere un certo numero di anni, l’eventualità di un improvviso e irreversibile spegnimento del mio corpo sta diventando sempre più probabile, ma questo non è un problema, è da quando ero piccolo che so che i corpi prima o poi si trasformano in poltiglie rosa, soprattutto quelli di gatto quando attraversano la strada. Io quando guardo le persone non vedo esseri viventi, vedo future poltiglie rosa. Il problema non è nemmeno l’idea di essere morto, cosa che invece trovo molto riposante: è un sollievo pensare che una volta spento il corpo non ci sia più niente: niente obiettivi, niente preoccupazioni, niente pruriti, niente di niente, neanche la minaccia incombente di una sveglia alle sette. Quello che mi preoccupa non è né il dover morire né l’essere morto, ma il passaggio da una cosa all’altra, perché non tutti hanno la fortuna di morire sul colpo e oggi è molto facile finire nelle mani di uno di quegli aguzzini che la società ha incaricato di farti soffrire il più a lungo possibile. Un tempo c’erano i boia, oggi ci sono i medici.
Un tempo ti prendevano e ti sventravano, ti squartavano, ti spellavano, ti smembravano o, se eri fortunato, ti bruciavano. Se si scorre l’elenco delle pene capitali della storia dell’umanità si nota subito una cosa: l’incredibile fantasia umana. Quella dei boia non era tortura, era body art. Oggi i gusti sono cambiati e non è più considerata buona educazione spargere le interiora altrui in mezzo alla strada, così l’aguzzino moderno non punta più alla qualità dell’agonia ma alla quantità: ti prende, ti mette in un letto d’ospedale e ti tiene lì il più possibile. Non c’è niente da fare, alla gente piace troppo guardare la gente morire.


E questo è precisamente il mio problema, già non sopporto mezz’ora dal dentista, figuriamoci mesi in ospedale. Così ho iniziato a pensare a una via d’uscita, qualche cosa che mi permetta di svignarmela da questo pianeta prima che riescano a mettermi le mani addosso, ma cosa? Impiccarmi? Impasticcarmi? Spararmi? Non è semplice. Il corpo, qualsiasi cosa tu gli faccia, fa di tutto per sopravvivere. A lui non importa niente di quello che tu vuoi o non vuoi e nemmeno gli importa di quello che lo aspetta, se è lungo o breve, piacevole o spiacevole, lui vuole solo continuare a vivere, a tutti i costi, fosse anche solo per un minuto di agonia. Il risultato è che è difficilissimo ammazzarlo. Se lo sventri continua a respirare per ore, se gli dai 2000 Volt può resistere un quarto d’ora, con l’acido cianidrico qualche minuto e persino se gli spari non puoi essere sicuro di ammazzarlo, perché bisogna sperare che il proiettile si conficchi nel punto giusto e anche in quel caso il bastardo potrebbe sopravvivere lo stesso, col risultato di spedirti dritto nelle mani di quelli da cui volevi scappare.
È per questo che negli Stati Uniti c’è una complicata procedura da seguire per assicurarsi che un condannato muoia senza soffrire. Prima ci vuole la giusta dose di barbiturici per fargli perdere conoscenza, poi qualcosa che gli paralizzi i muscoli volontari e infine un’altra cosa per provocare l’arresto cardiaco. Questo, ad oggi, è il metodo più rapido e indolore che si conosca per spegnere il corpo, e con chi viene usato? Con gli assassini.
Di solito, per far capire quanto sia crudele la pena di morte, si dice che un condannato non sa di preciso quando morirà e che può dover aspettare anche venti o trent’anni. Dunque, vediamo: “non sa quando morirà” ce l’ho, “può aspettare anche venti o trent’anni” ce l’ho. Cioè, in pratica, la differenza fra me e un condannato a morte è che lui è circondato da persone che si preoccupano di farlo morire nel modo più rapido e indolore possibile, mentre io sono circondato da persone che vogliono farmi agonizzare il più a lungo possibile. Mi stupisce che fuori da San Quintino non ci sia la fila.

NON C'È PIÙ RELIGIONE

Salvo guerre nucleari, il 7 dicembre uscirà il film che ho scritto con Luca Miniero e Sandro Petraglia. Di cosa parla? Grazie della domanda. Parla di un'isoletta sperduta e in totale sfacelo su cui convivono loro malgrado cristiani e musulmani. Queste persone, curiosamente, invece di cercare perlomeno di non darsi fastidio, passano il tempo a farsi la guerra per un presepe come fosse la cosa più importante del mondo. Notare che, per pura coincidenza, se si sostituiscono le parole "isoletta" e "presepe" con "pianeta" e "un paio di libri sedicenti sacri", la frase ha ancora perfettamente senso.
Purtroppo non è stato possibile inserire la scena in cui Dio scende dal cielo sotto forma di Bud Spencer e ripristina l'ordine a suon di cazzotti.

LA NASCITA

MARX HA UNA RISPOSTA PER TUTTO, MA È SEMPRE LA STESSA


Mi scusi, io non sono un filosofo, però Trump ha tutta l'aria di essere l'élite del capitalismo.


Averlo visto su una poltrona d'oro in una casa d'oro con il water d'oro non gli ha fatto venire qualche sospetto?


Che strumenti? Gli occhiali?


Guardi che non siamo più nell'Ottocento, è sicuro che si possano ancora applicare i suoi schemini?


Oggi è cambiato tutto: c'è la TV, internet, l'apericena... l'unica cosa che va ancora di moda è la sua barba.


E come funziona? Quando uno è benestante è un santo e poi, appena si impoverisce, si rincoglionisce e inizia a odiare gli stranieri?


Secondo me un razzista è razzista anche prima di diventare povero, così come una persona aperta e accogliente rimane tale anche quando non ha più niente. Uno può essere com'è anche indipendentemente dalle sue condizioni economiche, ci ha mai pensato?


E poi, non è per contraddirla, ma secondo il New York Times i redditi più bassi hanno votato Clinton.

Sarebbe più facile sostenere che la spiegazione di tutto non è il reddito ma l'istruzione.


Inoltre, stando ai dati del US Census Bureau, il reddito è aumentato dal 2014 al 2015 e sta tornando com'era prima della crisi,


e i poveri sono diminuiti.



Il reddito percepito?


Ascolti, ammettiamo che lei abbia ragione, ok? Ammettiamo che le condizioni economiche della gente siano la sola e unica spiegazione di tutto, anche della forfora.


Questa spiegazione può essere utile a descrivere la società nel suo insieme e a prevedere il comportamento di milioni di persone come fossero particelle di un gas, ma non è utile a capire chi sono veramente queste persone e cosa vogliono. Tanto per dirne una, vogliono che gli stranieri illegali siano deportati. Perché è questo che Trump ha promesso:

“Day One, my first hour in office, those people are gone,” Trump said. “And you can call it deported if you want. The press doesn't like that term. You can call it whatever the hell you want. They're gone.” (Washington Post)

Non so se mi spiego, il cosiddetto popolo è uno che, se gli prometti di togliere di mezzo milioni di persone, ti dice "ok". Capisce? "Ok", così, come se niente fosse, mentre magari sparge like di solidarietà per i gattini abbandonati. Lo fa perché è povero? Lo fa perché è poco istruito? Prima di tutto lo fa perché è razzista. La perenne spiegazione economica, giusta o sbagliata che sia, è una spiegazione che non mi aiuta a capire com'è fatta la gente in mezzo a cui vivo, e, cosa ancora più importante, toglie ai razzisti la responsabilità morale del loro razzismo. Ognuno deve assumersi la responsabilità di quello che è, non trova?

MARTEDÌ

In occasione dell'imminente vittoria di Trump, vorrei rispolverare questo post del febbraio 2013, quando ero ancora convinto che Berlusconi fosse il punto più basso raggiunto dalla democrazia.
Prego la regia di far partire il contributo.



Ieri ero a New York.

Come mai?

Niente, mi piacciono le città di due parole.

Tipo Orio Litta?

No. Appena arrivo in aeroporto mi viene in mente che è l’undici settembre, ma salgo lo stesso, tanto non sono superstizioso.

Anche quei poveretti che sono morti nel 2001 non erano superstiziosi, e guarda che fine hanno fatto.

Che c’entra?

Come che c’entra? Tu ci saresti salito su un Boeing 757, volo United Airlines 93, il giorno 11, 9, 2001?

Sì.

E saresti morto.

Non vedo il nesso.

757 meno 93 più 11 meno 9 fa 666.

E il 2001 non lo conti?

No.

Comunque non sono morto.

Per un pelo, immagino.

Senti che roba, a due ore dal decollo i piloti muoiono per un’intossicazione alimentare.

Merda!

No, pesce. Per fortuna fra i passeggeri c’era anche un ex pilota dell’esercito, uno che ha fatto non so più che guerra, un certo Ted Striker. Siamo salvi, penso.

E invece?

Invece i passeggeri non si fidano di lui, iniziano a dire che non va bene, che non lo vogliono.

Come mai?

Era un fumatore. Così decidono di mettere la cosa ai voti.

Si chiama democrazia.

Certo. Si candidano a pilotare l’aereo questo Ted Striker, Francesco Pastiglie, un ferroviere in pensione col pallino degli aerei, e il piccolo Jason, un povero bambino di sette anni cieco dalla nascita. Indovina chi ha vinto?

C’era il proporzionale con premio di maggioranza o il doppio turno alla francese?

Jason.

Jason?

Jason, sette anni, cieco.

È l’alternanza: per qualche anno guida un bambino cieco, poi magari guida un pilota.

Siamo precipitati nei pressi di Pittsburgh.

Veramente?

Sì.

Brutto segno.

Mi sono salvato solo perché ho seguito alla lettera tutte le procedure di sicurezza.

E Jason?

Morto.

Lui non ha seguito le procedure?

No, lui l’ho ucciso io. Voleva guidare anche l’ambulanza.

Ora dove sei?

Ti sto chiamando dall’ospedale di Penn Hills, bellissima città.

Stai bene?

Te lo saprò dire appena eleggeranno il mio medico. Si sono candidati un chirurgo, un attore di serial ospedalieri e una graziosa scimmietta.


LA VITA DI UNO

E IL NOBEL PER LA FISICA A SUPERQUARK?

Quando ho saputo del premio Nobel a Bob Dylan ci sono rimasto male. Non perché abbia qualcosa contro di lui, anzi ho molti amici Bob Dylan, ma perché le cose ingiuste mi fanno soffrire. Mi fa soffrire che un bugiardo venga creduto, mi fa soffrire che il formaggio sia considerato una leccornia quando sa oggettivamente di piedi puzzolenti e mi fanno soffrire i Nobel dati a caso. Dico questo non perché le canzoni di Bob Dylan non siano anche, volendo, letteratura, ma perché sono letteratura di basso livello. Sono canzoni di alto livello, ma letteratura di basso livello, così come Superquark è divulgazione scientifica di alto livello, ma scienza di basso livello. Credevo che queste cose fossero delle banalità note a tutti, invece il 13 ottobre 2016 ho scoperto di vivere in un mondo dove è normale che un cantante pop sia messo nella stessa lista insieme a Thomas Mann. Thomas Mann, dico, non Giorgio Faletti. È stato come scoprire che in realtà tutti usano lo shampoo come sapone intimo, e viceversa. È inquietante. Ma la cosa che più mi ha depresso è un'altra.
Essendo io abbastanza ignorante in fatto di libri, ho sempre considerato il Nobel per la letteratura un punto di riferimento. Se vinceva uno che non mi piaceva gli davo una seconda chance, se invece vinceva uno di quelli mai sentiti, quelli col nome che sembra un copripiumino IKEA, lo inserivo d'ufficio nella mia GLAM, la Grande Lista degli Autori che Meritano. Ora tutto questo è finito, perché in questo caso hanno premiato uno che (a) conosco e (b) mi piace, e, proprio per le ragioni denominate "a" e "b" or ora esposte, posso dire con cognizione di causa che questo Nobel è ingiusto. Intendiamoci, anche il Nobel per la musica sarebbe stato ingiusto, dal momento che György Kurtág è ancora vivo, ma il Nobel per la letteratura è proprio un insulto.


Ehi ragazzi, quest'anno cosa possiamo inventarci per umiliare Philip Roth?

Diamo il nobel a Joseph Roth.

È morto.

Ancora meglio.

Ho un'idea migliore, diamolo a un cantante pop.

Geniale!

Diamolo a uno youtuber!

Questo l'anno prossimo.


A me piacciono molto le canzoni di Bob Dylan, mi piacciono anche quelle meno note, come "Lonely is the hunter" o la stupenda prima versione di "Let me know", quando ancora si intitolava "Sunday Driver". Devo dire che ho smesso di seguirlo dopo "Animalize", quando lui e la sua band hanno smesso di truccarsi, ma ciononostante rimane uno dei miei cantanti preferiti. Il punto è che non mi piace nello stesso senso in cui mi piace la letteratura che mi piace, che mi siedo, impegno tutto il cervello a mia disposizione e entro in un mondo. Bob Dylan mi piace nel senso che lo ascolto mentre faccio il tapis roulant o lo canticchio sotto la doccia, mi dà delle emozioni, certo, ma sono emozioni semplici da consumare in fretta. Dopo un libro che mi è piaciuto non sono più la stessa persona, mentre dopo una canzone sono solo un po' più allegro o un po' più triste, ma poi mi passa. Senza contare, poi, che è la musica che rende efficaci le parole. Come è stato scritto da qualcuno "le melodie di Bob Dylan sono scolpite nella roccia, ma i testi sono scritti con il rossetto". Allora perché ha vinto? Io ho una teoria.
Questi del Nobel sono suoi grandissimi fan, hanno tutti i suoi dischi, le t-shirt autografate, eccetera, e qual è il sogno di ogni fan che si rispetti? Uscire a cena con il proprio idolo. Cioè, questi pensavano di usare il Nobel come esca per realizzare il sogno di quand'erano giovani. E questo aggiunge tristezza alla tristezza.
Per tirarmi su di morale non c'è niente di meglio che una bella canzone di Bob Dylan.

L'ALTRUISTA

LA MANCANZA DI POLCHINSKI

Era solo il 29 maggio quando ho messo in rete l'ultimo episodio di Polchinski e sembra che siano passati dei mesi. Quattro e mezzo per la precisione. Pensavo di potercela fare senza Polchinski, di riprendere la mia vita normale: alzarmi la mattina, fare colazione, tornare a letto. Una vita semplice, senza troppi baffi, ma non ce l'ho fatta. Il computer era così vuoto senza Polchinski, le giornate non finivano mai e qualche volta, soprattutto nelle sere d'inverno, mi sono sorpreso ad annusare i jpg dei suoi vestiti. È dura vivere senza Polchinski. Allora ho iniziato a cercarlo, sono andato in tutti i posti che era solito frequentare, e alla fine l'ho trovato nell'unico posto dove è sempre stato: nel mio Cuore. "Cuore" è il nome del mio hard disk esterno. È da lì che ho riesumato questo episodio inedito. Avevo deciso di non pubblicarlo perché, onestamente, non sono mai riuscito a capire che cosa stesse cercando di dirmi, ma poi mi sono detto: chi sono io per giudicare?

LA STORIA DI UNO

IL RICHIAMO DELLA PREISTORIA

Assodato che Trump è un'invenzione italiana (vedi Appello al popolo americano), ho l'impressione che alcuni non si rendano conto fino in fondo di quanto quest'uomo sia nocivo. Ovviamente non mi riferisco a quelli a cui piace, loro se ne rendono conto benissimo e lo amano proprio per questo, perché sperano che cancelli per sempre dalla faccia della Terra tutte le cose che non sopportano, compresa la loro vita. Chi non se ne rende conto è invece da cercare fra quelli a cui non piace, e precisamente fra quelli che lo relegano nella tradizionale casella "destra brutto". Ora, effettivamente Trump è abbastanza destra brutto, ma la sua nocività non sta tanto in questo, quanto in altre cose, molte altre cose, e fra queste ne spicca in particolare una: il fatto che sia il portavoce mondiale delle più grandi stupidaggini che girano su internet, tipo "i vaccini fanno venire l'autismo", "il riscaldamento globale non esiste", "Obama ISIS" e così via, cioè il classico repertorio dei cretini, con tutto ciò che questo comporta: l'incapacità di distinguere fra opinioni e fatti, il disprezzo per ciò che non si conosce, la caccia alle streghe eccetera, in una parola: la preistoria.
Diversamente da quello che normalmente si pensa, la civiltà non è la tecnologia, il benessere, il metodo champenoise e via dicendo, queste sono solo piacevoli conseguenze. La civiltà consiste fondamentalmente in due cose:

1) questa non la dico perché non c'entra,
2) riconoscere l'oggettività del mondo.

Che non vuol dire negare l'importanza degli aspetti soggettivi del mondo, ma riconoscere che, oltre a impressioni, opinioni e interpretazioni esistono anche dati, quantità e fatti che sussistono indipendentemente da noi e che se ne fregano altamente di quello che ci piacerebbe fosse vero. Può sembrare banale, lo so, ma tanto banale non deve essere visto che l'umanità ha impiegato circa centonovantamila anni a rendersene conto, centonovantamila anni passati nel solipsismo più assoluto dei neonati, dopo di che, un giorno di diecimila anni fa, qualcuno ha notato che il mondo, sorprendentemente, continua a esistere anche quando chiudiamo gli occhi. Non so chi sia stato questo qualcuno, ma sicuramente l'avranno lapidato.
Questa massa di gente che vive chiusa fra le rassicuranti pareti del suo cranio è sempre esistita e esisterà sempre, quello che invece compare solo di tanto in tanto nel corso della storia è il portavoce di questa gente, l'uomo capace di unirla, motivarla e sguinzagliarla. Oggi è Trump, ieri era Jean Kambanda (giusto per non citare sempre il povero Hitler), l'altro ieri Caligola, prima ancora un ominide senza nome.
La preistoria è come un esercito di zombi rinchiusi nel sottoscala, ogni tanto c'è qualcuno che apre la porta e li fa uscire. Uno può dire "esagerato! È solo propaganda politica, non significa niente" e altre cose di questo tipo, certo, ma, io mi chiedo, senza il comune riconoscimento dell'oggettività com'è possibile la convivenza fra le persone? Esempio: se un dentifricio ha la stessa identica composizione chimica della pasta di acciughe, significa che quel dentifricio non è un dentifricio, fine della discussione, è un fatto oggettivo, non si può dire "vallo a spiegare ai bambini che muoiono di carie" o "il padre della sorella del fratello di mio figlio lo usa da anni e ha un alito buonissimo", no, se non è un dentifricio, non è un dentifricio. Punto. Non mi piace quando uno dice "punto", ma in questo caso ci sta tutto: punto. Eccolo qua:

.

Anzi


E invece no. Il portavoce dei cretini prende i punti così faticosamente conquistati in tanti anni di evoluzione umana e li getta nell'abisso del nulla da cui siamo venuti, a secchiate, senza pensarci un secondo. Quest'uomo non è più una questione di destra o sinistra, è il richiamo della preistoria che torna a farsi sentire. Solo chi non lo capisce può dire cose come "alla fine Hillary Clinton non è tanto meglio di lui". Non è tanto meglio di lui? I parassiti delle pulci del cane di Jack lo Squartatore sono meglio di lui.
Poi magari succede che, anche se viene eletto, farà meno danni dei suoi predecessori Repubblicani, chi lo sa? Magari si limiterà a trastullarsi con feste e puttane, come spesso fanno i demagoghi, e delegherà il potere ad altri più capaci di lui. È possibile, ma ormai il danno è fatto, la porta del sottoscala è stata aperta, e il giorno dopo le elezioni saremo tutti un po' più così


No, ho sbagliato. Volevo dire così

FERTILITY

IL CIRCOLO DEMOCRATICO

ACCUDIRE, SBACIUCCHIARE E ISTRUIRE

Carla aveva un sogno. Non si trattava di un piccolo sogno qualsiasi come i sogni degli uomini qualsiasi, che hanno grandi ambizioni ma sogni così piccoli che possono stare comodamente in un cassetto. No. Carla aveva un grande sogno, un sogno mai concepito da nessun altro essere vivente in nessuna parte dell’universo, o almeno così lei credeva: fare un figlio. E non un figlio qualsiasi, ma un figlio di Carla in persona.
Carla aveva questo sogno e, cosa che la faceva sentire ancora più speciale, ce l’aveva fin da quando era bambina. A differenza di tutte le sue amiche che perdevano tempo a giocare con le bambole, lei faceva pratica con piccoli figli di plastica: minuscole figure umanoidi che Carla accudiva, sbaciucchiava e istruiva con apposite voci buffe. Carla si sentiva una bambina prodigio.


Vanessa.

Sì, signora maestra.

Cosa farai da grande?

La dottoressa.

Brava. E tu, Paola?

L’ingegnere.

Giorgia?

L’astronauta.

E tu, Carla? Tu cosa farai?

Un figlio.

Cosa?

Un figlio di Carla.


Ma come tutte le bambine prodigio, Carla non veniva capita. Tutti la deridevano e la trattavano come se fosse stata pazza, ma era solo perché non comprendevano la grandezza del suo sogno:



fare un figlio


Così tutti i giorni, appena aveva un po’ di tempo libero, Carla si dedicava scrupolosamente alla realizzazione del suo sogno, con la sistematicità e la meticolosità che sono indispensabili ogni volta che si vuole fare qualcosa di veramente grande, ardito e, mi sia consentito dirlo, cuccioloso. Che fosse Natale o un 3 marzo qualsiasi, Carla si chiudeva nel suo laboratorio segreto detto “cameretta” e, per ore e ore, sperimentava su se stessa tutte le tecniche di fecondazione che riusciva a immaginare: rannicchiarsi sotto il letto aspettando in silenzio; accarezzarsi i capezzoli con la spugnetta bagnata; mettersi tante piccole uova di salmone nelle orecchie invocando l’aiuto di Priapo. Purtroppo nessuno di questi esperimenti produceva il risultato sperato, vale a dire una minuscola figura umanoide, possibilmente non di plastica.
Tutto andò avanti così per molto tempo finché un giorno, all’età di circa ventidue anni, Carla non entrò in bagno e, del tutto casualmente, trovò suo cugino Sandro che si stava facendo la doccia. Per Carla fu una rivelazione. Senza apparire esagerati, si può dire che Sandro è stato per Carla quello che per Newton è stata la mela, l’unica differenza è il punto in cui mela e Sandro sono, diciamo, caduti. Così, dopo nove mesi di paziente attesa, qualcosa di rumoroso e dall’aspetto decisamente figliesco uscì finalmente dal corpo di Carla, sotto gli occhi partecipi della comunità scientifica: medici e infermiere tutti lì riuniti ad ammirare il faticoso risultato delle ricerche di Carla. Ora nessuno osava più ridere di lei. 
Quando Carla tornò a casa, venne accolta da tutti come colei che aveva strappato alla Natura uno dei suoi più rari segreti: l’origine della vita. Persino zia Irma, che sempre si mostrava fredda e tagliente nei suoi confronti, quel giorno si rivolse a lei con rispetto e, almeno così sembrava a Carla, una punta di invidia.


È meraviglioso. Veramente un amore.

È un figlio.

Brava Carla. Sei stata bravissima.

Non è difficile, zia Irma. Basta entrare in bagno quando Sandro fa la doccia. Il resto viene da sé.


Dopo alcuni giorni passati a riprendersi dallo sforzo, Carla pensò che fosse finalmente venuto il momento di mostrare anche all’opinione pubblica la sua eccezionale scoperta, così prese il figlio di Carla, lo mise in una specie di carrello da passeggio e lo trasportò fuori casa per esibirlo a tutto il mondo. Ma fu a questo punto che Carla ebbe una terribile sorpresa: appena fu in strada, notò che in giro c’erano tantissime altre persone, centinaia di persone, forse addirittura miliardi, che esibivano orgogliosamente un figlio del tutto analogo al suo. Evidentemente qualcuno le aveva rubato l’idea.

(Estratto da qui)

L'OPPORTUNISTA

DIABELLI È UNA SCHIAPPA

Una cosa che ho capito di questo pianeta è che la gente si sente più a suo agio con te quando le cose ti vanno male, invece che quando ti vanno bene. Quando sei messo male la gente è spontanea, desiderosa di sentirti raccontare tutta la tua vita nei dettagli più dolorosi (per te) e a volte arriva persino a offrirti da bere. Se invece c'è solo il sospetto che qualcosa ti stia andando bene, si irrigidisce, inizia a vederti come una minaccia e sotto sotto spera che ti capiti qualcosa di brutto. Non dev’essere bello. Grazie a dio a me le cose ora non vanno particolarmente bene, ma se in futuro dovessero migliorare? L’idea mi fa paura. Se in futuro tutto dovesse andarmi bene? O, peggio, di bene in meglio? Per sicurezza ho smesso di comprare biglietti della lotteria.
È facile capire quanto doveva essere deprimente la vita di un Beethoven, tanto per dire un nome. Ora tutti dicono che Beethoven è un grande compositore eccetera, ma in realtà tutti muoiono dalla voglia di dire che è una schiappa. Nessuno ha il coraggio di dirlo perché si coprirebbe di ridicolo, ma se solo ci fosse qualcuno un po’ autorevole che iniziasse a parlarne male, allora tutti gli andrebbero dietro, tutti potrebbero finalmente dire che Beethoven non vale niente, che loro l’avevano sempre detto, che è molto meglio Rino Gaetano e tutta quella merda. Invece la gente può al massimo cercare un po’ di sollievo pensando che dopotutto Beethoven è morto, lo stronzo, morto e pure sordo, ma non funziona. Primo perché prima o poi tutti quanti dobbiamo morire, secondo perché resta sempre il dubbio che un giorno o l’altro gli scienziati troveranno un modo per far tornare in vita la gente del passato e, se questo dovesse succedere, è molto probabile che Beethoven avrà la precedenza su Franco Trombetta o Michele Sbadoglio. Allora l’unica consolazione possibile è prendersela con Anton Diabelli.
Un giorno Diabelli compone un valzer. La sua idea è di proporlo ai compositori più bravi del mondo, fargli fare delle variazioni e diventare ricco. È un valzer abbastanza orecchiabile. Lo spedisce a tutti i compositori che conosce, ma nessuno di loro lo considera. Nessuno a parte Beethoven. Per qualche motivo Beethoven prende la cosa molto sul serio e dopo quattro anni di lavoro compone trentatrè variazioni sul tema di Diabelli. Il risultato è ovviamente fenomenale, ma c’è anche una buona notizia e la buona notizia è che queste variazioni iniziano con il valzer di Diabelli e di questo valzer si può dire, si può ridire, si può gioiosamente urlare a tutto il mondo che fa schifo!
In realtà non è vero che fa schifo, ma questo non è importante, la cosa importante è che lo si possa dire. Diabelli è una valvola di sfogo, tutto quello che la gente vorrebbe dire di Beethoven lo può dire di Diabelli: “ennesimo capolavoro di Beethoven su un valzer da birreria di Anton Diabelli”, “Beethoven si supera, peccato per quell’obbrobrio di valzer”, “Beethoven sarà anche un genio, ma Diabelli è decisamente una schiappa”.
Altre cose che ho capito e che possono evitare un sacco di noie sono: il vino buono non sa di vino, se vai al cinema per limonare non andarci da solo, non riuscire a respirare è un problema ma per poco.

LA CASALINGA

IL TAM TAM DELLA RETE

Nel corso della storia il pensiero umano ha prodotto una grandissima quantità di supereroi: Capitan Stati Uniti, l'Inconfondibile Hulk, i Fantastici Quattro o Cinque, più un’interminabile scarrettata di Qualcosaman. Con i supereroi la fantasia di fumettisti e sceneggiatori si è davvero sbizzarrita, quasi quanto quella dei preti. I loro superpoteri sono praticamente infinti: volare, sollevare cose pesantissime, respingere proiettili, volare, piegare cose durissime (e spesso anche pesantissime), volare, volare, volare e tante altre cose ancora, ma soprattutto punire i criminali. Punire i criminali è il sogno di tutti. Dà effettivamente una certa soddisfazione immaginarsi un tizio invincibile che punisce i cattivi e premia i buoni, e non nell’aldilà, dove sono capaci tutti, ma nell’aldiquà. Il fatto che sia vestito come un pagliaccio passa quasi in secondo piano. L'unica cosa che mi dà fastidio è che non ci sia nemmeno un supereroe che punisce i babbei. Com’è possibile? Ci saranno ottocentododicimila supereroi di ogni ordine e grado, e nemmeno uno che punisca i babbei? Perché i babbei devono farla franca sia nel mondo reale che in tutti quelli immaginari?
Per questo motivo ho deciso di inventare un supereroe come piace a me, un supereroe al servizio della razionalità, in perenne lotta contro i trasgressori della logica e contro tutti coloro che si ribellano all’evidenza fattuale, insomma uno che sistemi una volta per tutte i babbei.


La “S” sta per Sistemaibabbeiman.
Sistemaibabbeiman non vola, non solleva niente di particolarmente pesante e se gli spari muore, ma riesce a fare una cosa molto più inaudita e incredibile di tutti gli altri supereroi: far capire a un babbeo che è un babbeo. Il suo superpotere è la forza della persuasione. Anzi, potremmo chiamarlo “supersuperpotere”, visto che è molto più difficile persuadere un babbeo che superare la velocità della luce.


PERCHÉ METTONO IN PRIGIONE CHI NON FA UNA FATTURA E LASCIANO LIBERI GLI ASSASSINI!?

Mah... non mi risulta che in Italia ci sia molta gente in carcere per evasione fiscale.

PARLAVO IN GENERALE!


Ed è a questo punto, quando non sai cosa ribattere e ogni nesso logico sembra ormai perduto, che arriva Sistemaibabbeiman a bordo della sua sistemaibabbeimobile e affronta il babbeo senza nessuna paura di scendere al suo livello:


SARÀ PERCHÉ SEI UN BABBEO!


Boom! Il babbeo si rende istantaneamente conto che è vero, è proprio un babbeo, perché non se ne era mai accorto? Per tutta la vita aveva creduto che i babbei fossero gli altri, quelli che cambiano idea, e ora invece salta fuori che è lui. Questa rivelazione gli procura un profondissimo senso di vergogna che piano piano, giorno dopo giorno, lo consuma e lo fa diventare una persona insicura e restia a esprimersi in pubblico. Nemmeno ha più il coraggio di suonare il clacson.


CHISSÀ PERCHÉ L’AMERICA CHE HA LA BOMBA ATOMICA NON RIESCE A SCONFIGGERE L’ISIS!?

SARÀ PERCHÉ SEI UN BABBEO!

SE L’OMEOPATIA NON FUNZIONA PERCHÉ MIO ZIO È GUARITO DALLA FORFORA!?

PERCHÉ SEI UN BABBEO!

GUARDA CASO FANNO ANCORA LE MACCHINE A BENZINA ANCHE SE CI SONO GIÀ LE PALE EOLICHE!

BABBEO!


Bang! Pow! Diazepam!
Ma Sistemaibabbeiman ha un nemico giurato, un babbeo molto più potente di tutti i babbei del mondo: il Populista.


Benché il Populista sia a capo di tumultuose torme di babbei che manipola a suo piacere, non è lui stesso un babbeo, ma fa solo finta di esserlo. Infatti i babbei non sarebbero mai in grado di essere a capo di un bel niente, nemmeno di se stessi, per il semplice motivo che sono babbei. Così, per sconfiggere il Populista, Sistemaibabbeiman non può usare il suo supersuperpotere direttamente contro di lui, non funzionerebbe, ma deve agire sui suoi seguaci, persuaderli uno per uno facendo loro passare la voglia di avere delle opinioni. In questo modo il Populista, perso il consenso dei babbei, si trasformerà in una persona normale come tutte le altre e sarà costretto a cercarsi un lavoro. Sia chiaro, io un lavoro non lo auguro a nessuno, ma il Populista secondo me se lo merita.
Tutto sarebbe semplice e senza problemi, se non fosse che Sistemaibabbeiman ha un punto debole, una cosa che gli toglie tutte le forze e può distruggerlo per sempre: il tam tam della rete.

LA BANALITÀ DEL MALE


No.


No.


No.


No.


No, no, no e no!

Abbiamo quasi finito i wingdings, mein Führer.

Me ne frego! Io voglio la mia pic e la voglio adesso!

Sì, mein Führer.

Voglio qualcosa di...

Di?

Ma sì, qualcosa... come dire... hai capito, no?

Tipo così?


Quasi.

È un simbolo di buon augurio molto antico.

Che mi dici di questo?


Questo?

Mi piace! Mi piace! MI! PIACE!

Questo è già preso, mein Führer.

Già preso? Che vuol dire "già preso"?

È il simbolo degli ebrei, un simbolo molto antico.

E noi non siamo...

Ebrei, mein Führer? Temo di no.

Ho un’idea.

UNA CANZONE DI CHIESA: “A TU PER TU CON GESÙ”

STROFA
Certe volte mi risveglio (o-oh)
In un brodo di sudor (su-dor)
E mi arrotolo nel letto (letto!)
Con le mani dentro il cuor (u-uh)

Al sentimento non si scappa
Lo si annovera com’è
Presto o tardi una promessa
Arriverà dentro di me

RITORNELLO
Sei tu
A piedi nudi sopra l’acqua con Gesù
Mano nella mano a tu per tu
Crema di speranza
Balsamo di essenza
Tu mi metti tanta gioia dentro il cuor

STROFA
Al lavoro e tutto il resto (o-oh)
Io mi faccio in tre per tre (no-ve)
È la vita, sì la vita (eh già!)
Che ci mette a pancia in giù (m-mh)

Nei tuoi baffi mi ristoro
Che lo posso oppure no
C’è qualcosa che mi attizza
E sì so tu sai cos’è (tutti insieme!)

RITORNELLO
Sei tu
Una corsetta nel deserto con Gesù
Aperitivo in centro e poco più
Uomo non di carne
Né di pesce né chissà
Predicato dai profeti dell’amor

Gesù-uh-uuuh

(Parlato) Perché il Signore ti profuma l’anima! 

PICCOLA GUIDA PER RICONOSCERE I NAZISTI

Una cosa che ultimamente va molto di moda è dire che certa gente è come i nazisti. Lo so, non mi sfugge niente. C'è chi accusa di nazismo gli animalisti, i musulmani, gli israeliani, gli scienziati, "le associazioni gay che difendono Elton John", gli elfi di Tolkien, i fissati con la grammatica, l'Unione Europea. Lo so che può sembrare scemo dire che l’UE è nazista, visto che non è nemmeno una persona, eppure c’è tanta gente che lo pensa


e non tutti sembrano studenti del DAMS fuori corso.
Il problema è che tutti hanno dato del nazista a tutti e ormai la parola "nazista" è diventata sinonimo di "uffa". Questo non va bene, perché i nazisti esistono veramente, esisteranno sempre e sono sempre esistiti, fin dalla preistoria, e sarebbe importante riuscire a riconoscerli, visto che, in teoria, bisognerebbe evitare di votarli. I nazisti sono relativamente innocui finché tutto il loro potere consiste nel condividere meme scemi su Facebook, ma quando hanno in mano uno Stato possono diventare molesti. Ma come si fa a distinguere un nazista da uno che ci sta solo antipatico? 
A fare del nazista un nazista non è l'avercela con gli ebrei o il farneticare di una presunta razza ariana. Quelli che fanno così sono solo dei banali imitatori del nazismo tedesco del Novecento, non autentici nazisti. Se i nazisti tedeschi se la fossero presa con i collezionisti di francobolli, non sarebbero stati meno nazisti. E non è nemmeno l’aver ucciso milioni di persone. Hitler sarebbe stato un nazista anche se avesse fatto il pittore e si fosse limitato a dipingere per tutta la vita meme scemi. L'essere nazista di una persona non sta nel riuscire a mettere in pratica le proprie idee naziste ma nel fatto di avere quel tipo di idee, e le idee del nazista, per essere considerate tali, devono possedere tre e solo tre caratteristiche fondamentali:
a) Razzismo,
b) Nazionalismo,
c) Complottismo.
"Razzismo" inteso come odio per una o più categorie di persone fondato su pregiudizi; "nazionalismo" nel senso di ritenere il proprio popolo il più civile, bello e sexy del mondo; "complottismo" nel senso di complottismo. Per esempio Hitler era convinto che il mondo fosse in mano a una loggia massonica che controllava l'economia mondiale e riduceva i popoli in miseria, com'era spiegato nei cosiddetti "Protocolli dei Savi di Sion". Il fatto che i giornali dicessero che questi protocolli erano una bufala era per lui una conferma della loro autenticità, visto che i giornali facevano parte del complotto. Suona familiare, vero?
Bene, ora che abbiamo determinato le caratteristiche distintive del nazista, è possibile stabilire caso per caso chi lo è e chi non lo è.

Primo caso: mio zio Mario.


Razzista? No. È la persona più buona del mondo.
Nazionalista? No, visto che è comunista.
Complottista? Sì, visto che è comunista.
Punteggio: 1/3. Non nazista.

Secondo caso: Pentolino.


Pentolino è effettivamente un po' razzista, come del resto tutti gli animali, e se qualcuno mette piede nel suo territorio, lui inizia ad abbaiare e gli mostra i denti, che è il tipico comportamento di ogni nazionalista. Però in compenso non l'ho mai sentito fare discorsi su Bilderberg.
Punteggio: 2/3. A rischio.

Terzo caso: l'UE.
Dunque, vediamo un po', l'UE è razzista? Solo quando prendono la parola i parlamentari di Lega Nord, Ukip o Fronte Nazionale per la Salvezza della Bulgaria, ma sono una minoranza, almeno per ora. È nazionalista? No, visto che è un ente sovranazionale. Complottista? Non ho mai sentito un solo complotto che sia stato messo in giro dall'UE, mentre sono a conoscenza di tante teorie del complotto che riguardano l'UE.
Punteggio: 0.

L'ultimo caso è lasciato per esercizio.

L'INCIDENTE

SEMPRE POLCHINSKI!

Vorrei riportare un attimo l’attenzione su Polchinski, la serie che ho messo su Youtube da aprile a maggio. Intendo la mia ultima serie web animata dal titolo Polchinski, su Youtube, aprile e maggio, Polchinski. Siccome ci ho messo due anni (2) a disegnarlo, non vorrei che passasse via così, come se niente fosse.
A scanso di equivoci voglio subito dire a RAI e Mediaset che non ho nessuna intenzione di venderlo. Mi dispiace, niente da fare. Non faccio queste animazioni per soldi e soprattutto non le mischierei mai con la robaccia che mandate in onda, anche se per diecimila euro potrei cambiare idea. 
Due anni, dicevo. Due anni per venti minuti fanno grosso modo un secondo e mezzo al giorno. Se Go Nagai fosse andato allo stesso ritmo avrebbe finito Goldrake nel 2185, quando la gente non ci avrebbe più visto niente di fantascientifico. “Guarda questi qui che si spostano ancora con Goldrake”, avrebbero detto.
Come mai due anni per venti minuti? Beh, per prima cosa io non ho i collaboratori di Go Nagai, in secondo luogo non ho i suoi mezzi, quali che siano. Poi, non so se conta, c’è anche il fatto che non so disegnare. Ho iniziato il primo fotogramma nel gennaio del 2014 e mi sono risvegliato che eravamo nel 2016. È incredibile come passa il tempo quando disegni Polchinski.
Per questo motivo ho deciso di caricare la versione tutta attaccata che è stata proiettata al festival Cortisonici il 22 marzo, in modo tale che uno se la possa guardare tutta di seguito senza fare la fatica di cliccare ogni due minuti.


La versione sottotitolata in inglese è qui.


Ricordo che le voci sono di Guglielmo Favilla (Polchinski) e Fabrizio Odetto (interrogante), che sono riusciti nel miracolo di far sembrare animati dei disegni praticamente inanimati.

APPELLO AL POPOLO AMERICANO

Popolo americano, siediti, devo dirti una cosa. Non ha importanza chi sono io, diciamo che rappresento il popolo italiano. 
Tu hai inventato un sacco di cose fantastiche, lo ammetto. Hai inventato i viaggi sulla luna, i cracker, la carta igienica e la democrazia. Intendo la democrazia vera, non quella finta degli antichi greci. Ma anche noi italiani abbiamo inventato delle cose importanti. Abbiamo inventato il Papa, la mafia, il fascismo e Donald Trump. Proprio così: Donald Trump, solo che da noi si chiama Silvio Berlusconi.
Mi rendo conto che "Berlusconi" e "Trump" sono due nomi diversi, ma non basta dare un nome nuovo a una cosa vecchia per dire di averla inventata, mi spiace. Non è possibile che ogni cosa crediate di averla inventata voi: il gelato, la pizza, il cinema, tutto. Quando una cosa la inventano gli altri, è giusto riconoscerlo, e questa nuova forma di populismo post-televisivo che avete adesso l'abbiamo inventata noi, in Italia, nel 1994.
È stato Berlusconi il primo milionario tutto gnocche e tv a entrare in politica e a sfruttare l'irresistibile fascino del riportino. È lui che ha capito che le figure di merda in pubblico non sono mai figure di merda, ma visibilità, ed è sempre lui che ha portato in politica il disinteresse per l'aderenza fra parole e realtà, l'ostentazione dell'incoerenza, il disprezzo per l'indipendenza dei giudici, l'insofferenza per la libertà di stampa, il bullismo, la misoginia, l'apolitica e l'uso spietato dei cappellini buffi.


Ma soprattutto è Berlusconi che per primo ha capito che, per vincere le elezioni, non serve sforzarsi di dire cose di destra per convincere quelli di destra o cose di sinistra per convincere quelli di sinistra, ma basta dire cose cretine per piacere ai cretini, come si fa in televisione. Perché piacere ai cretini è molto più facile che convincere i non cretini.
Il risultato è che Berlusconi ha vinto le elezioni italiane tipo due o tre volte, e questo è il meno. Ora tutti i leader politici italiani sono dei Berlusconi: c'è il Berlusconi di sinistra (Renzi), il Berlusconi neonazista (Salvini), il Berlusconi scemo (Grillo) e naturalmente il Berlusconi Berlusconi (Berlusconi). Quello c'è sempre. 
La tv, dopo cinquant'anni di programmi per cretini, ha finalmente prodotto una nuova classe dirigente: persone non cretine che sanno manipolare i cretini. La tv non ha prodotto i cretini, quelli sono sempre esistiti, ma ha prodotto nuove e più raffinate tecniche di manipolazione dei cretini. Tecniche tipo questa.
Ora, a me sta bene che voi vi riferiate a Trump chiamandolo "Trump" invece che "Berlusconi", per me potete chiamarlo come vi pare, anche "Jennifer Lopez", tutto quello che vi chiedo, molto semplicemente, da popolo a popolo, è di riconoscere la paternità italiana del fenomeno. Quindi, d'ora in poi, quando dite "Trump", ricordatevi sempre di aggiungere "made in Italy".
Grazie.